venerdì 17 febbraio 2017

Guida completa al Value Investing



Già in molti altri articoli ho parlato del Value Investing; ora voglio spiegare in modo esaustivo di cosa esattamente si tratta e come può farti guadagnare.
Non troverai molte informazioni in italiano riguardo questo eccezionale metodo d'investimento, in quanto nel nostro paese (molto arretrato in campo finanziario) non è molto famoso. Tuttavia essa è applicata con successo in tutto il mondo da alcuni dei più grandi personaggi delle finanza globale; uno dei più famosi seguaci di questa strategia d'investimento è Warren Buffett, attualmente il terzo uomo più ricco del mondo con oltre 60 miliardi di patrimonio personale.
Il Value Investing è una strategia per investire in titoli azionari ideata da Benjamin Graham, maestro e modello di Warren Buffett. Quest'ultimo ha più volte affermato di aver fondato la sua ricchezza sugli straordinari insegnamenti ricevuti da Graham.
Il Value Investing ha dimostrato di essere una strategia di grande successo: numerosi studi accademici dimostrano che applicare tale metodo permette di ottenere rendimenti molto superiori alla media, overperformando ampiamente il mercato. Ma in cosa consiste esattamente? Lo spiego qui di seguito;


Il Value Investing consiste fondamentalmente nell'acquistare titoli azionari ad un prezzo molto scontato e sottovalutato rispetto al valore intrinseco; lo sconto rispetto al valore intrinseco costituisce il margine di sicurezza. Definiamo valore intrinseco un valore che rifletta le reali condizioni e caratteristiche economiche dell'azienda in questione. Ci si aspetta che sul lungo periodo il mercato riconoscerà il reale valore delle azioni, determinando una crescita della quotazione.
E' risaputo che i mercati finanziari sono soggetti ad ampie e ricorrenti fluttuazioni che rendono le quotazioni estremamente volatili ed instabili. Nonostante tale estrema volatilità dei prezzi, chiunque può constatare che le reali caratteristiche economiche delle aziende quotate sono in contrasto molto più stabili e costanti; ne deriva che molto spesso (soprattutto nel breve periodo) la quotazione di borsa non riflette il reale valore dell'azienda. Ciò accade perché nel breve periodo l'andamento dei mercati finanziari è dettato principalmente del sentimento che prevale tra gli investitori; una diffusa euforia può determinare un rialzo delle quotazioni, rendendo i prezzi molto sopravvalutati. Allo stesso modo una diffusa paura può causare una discesa delle quotazioni, rendendo i prezzi di mercato molto sottovalutati. Sul lungo periodo invece, la quotazione tenderà sempre a riflettere le reali condizioni economiche del business in questione. Tutto ciò implica che spesso dei prezzi irrazionalmente bassi e sottovalutati possono essere allegati a solide aziende, dandoci l'opportunità di fare un ottimo affare sul lungo periodo.
La strategia di acquistare le azioni solo quando la loro quotazione è molto sottovalutata rispetto al valore intrinseco ha dimostrato di generare rendimenti superiori sul lungo periodo. Come già detto, la differenza tra prezzo d'acquisto e valore intrinseco costituisce il margine di sicurezza; l'ideale sarebbe acquistare ad un prezzo corrispondente alla metà del valore intrinseco. In ogni caso non bisognerebbe mai pagare più dei due terzi del valore intrinseco. Ciò che Graham cerca di fare è comprare 1 dollaro per 50 centesimi.
La difficoltà per l'investitore sta nel riuscire a calcolare il valore intrinseco, il quale deve riflettere le reali caratteristiche e condizioni economiche dell'azienda in questione. Dopodiché è necessario acquistare solo quando la quotazione è molto sottovalutata.

Esistono dei principi basilari al quale possiamo attenerci quando cerchiamo di trovare dei titoli azionari scambiati a prezzi bassi e sottovalutati:

1) Il prezzo d'acquisto non deve essere superiore ai due terzi del valore intrinseco.

2) Basso rapporto Prezzo/Utili; quest'ultimo è il rapporto tra il prezzo di un titolo e l'utile per azione (l'utile per azione si calcola dividendo l'utile netto totale per il numero totale di azioni in circolazione; non va confuso con i dividendi). Ad esempio, un rapporto Prezzo/Utili pari a 15 indica che il prezzo di un'azione corrisponde a 15 volte l'utile per azione.
Il rapporto Prezzo/Utili al quale acquistiamo deve essere inferiore al 40% del più alto rapporto Prezzo/Utili che il titolo azionario ha raggiunto negli ultimi cinque anni. Esempio: immaginiamo che negli ultimi 5 anni la quotazione ha raggiunto un rapporto Prezzo/Utili massimo di 30. Il 40% di 30 è 12. Di conseguenza è necessario acquistare solo quando il titolo azionario mostra un rapporto Prezzo/Utili pari a 12 o più basso.
E' vantaggioso acquistare solo quando il rapporto Prezzo/Utili è molto inferiore alla media storica ed il più vicino possibile ai minimi storici.
Inoltre tale rapporto deve essere molto più basso rispetto alla media del mercato; generalmente un valore inferiore a 15 è considerato sottovalutato.

3) Basso rapporto Prezzo/Patrimonio Netto; il prezzo d'acquisto non deve essere superiore ad una volta e mezzo il patrimonio netto per azione (book value per share).

4) Il Dividend Yield (rendimento dei dividendi espresso in percentuale) deve corrispondere ad almeno i due terzi del rendimento offerto dalle obbligazioni AAA.

5) Il debito deve essere inferiore al patrimonio netto (rapporto Debt/Equity inferiore ad 1).

6) Current Ratio superiore a 2.

7) Crescita dell'utile per azione (da non confondere con i dividendi; l'utile per azione si ottiene dividendo l'utile netto totale per il numero totale delle azioni in circolazione) pari ad almeno il 7% medio annuo composto negli ultimi dieci anni.

8) Stabilità della crescita degli utili; l'azienda non deve aver sofferto più di due declini del 5% o più dell'utile per azione rispetto all'anno appena precedente.

9) Earnings Yield (stessa cosa del Dividend Yield ma calcolato usando l'intero utile netto per azione) pari ad almeno il doppio del rendimento delle obbligazioni AAA.

10) PEG inferiore ad 1. Il PEG esprime la relazione tra rapporto Prezzo/Utili e tasso di crescita dell'utile per azione; ad esempio, se il tasso di crescita dell'utile per azione è del 15% annuo ed il rapporto Prezzo/Utili è anch'esso di 15, il PEG sarà pari ad 1. Un valore inferiore ad 1 (rapporto Prezzo/Utili inferiore al tasso di crescita dell'utile per azione) è segno di sottovalutazione. Un valore superiore ad 1 (rapporto Prezzo/Utili superiore al tasso di crescita dell'utile per azione) è segno di sopravvalutazione. Da ciò ne deriva che possiamo essere disposti a pagare un prezzo più alto se il tasso di crescita dell'utile per azione è molto attraente.

Questi criteri sopra elencati non sono delle regole fisse ed assolute, ma dei semplici punti di riferimento.


Value, non spazzatura
Per un adepto del Value Investing è importantissimo saper distinguere tra aziende di valore e semplici aziende "spazzatura". I prezzi di queste ultime appaiono sempre molto bassi e sottovalutati a causa della loro pessima condizione economica e finanziaria e delle loro cattive prospettive future. Il nostro obbiettivo invece è investire su aziende di grande valore e alta qualità, acquistabili a prezzi momentaneamente bassi e sottovalutati. Non cerchiamo per forza le eccellenze assolute (soprattutto in quanto quest'ultime - a causa delle grandi aspettative che ci sono nei loro confronti - sono generalmente molto sopravvalutate e quindi rischiose), ma in ogni caso è necessario concentrarsi solo su aziende di alta qualità con almeno discrete condizioni economiche.


Ma quindi come si calcola il Valore Intrinseco? Ci sono diversi metodi per fare questo tipo di valutazione; qui di seguito propongo quelli che sono considerati i migliori in assoluto:





Qui di seguito propongo alcuni dei miei articoli riguardanti il Value Investing. Per saperne di più riguardo questa straordinaria strategia d'investimento, dai un'occhiata qui di seguito:





E per un ulteriore approfondimento vedi Il nuovo Value Investing - l'espansione del valore intrinseco

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